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Francesco Solimena, noto come l'Abate Ciccio (Canale di Serino 1657 - Barra 1747)
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Milan, Italy
Description
Francesco Solimena, noto come l'Abate Ciccio (Canale di Serino 1657 - Barra 1747)Volto di Sant’Antonio AbateOlio su tela47 x 36 cm Francesco Solimena si formò presso la bottega del padre Angelo, influenzato inizialmente da Francesco Guarini e successivamente, a Napoli, da Luca Giordano e Mattia Preti. Progressivamente lascia l’ispirazione naturalista schiarendo la sua la pittura verso uno stile Roccocò. Un ritorno ai lavori giovanili si andò evidenziando a partire dal 1735, come ad esempio nei dipinti realizzati nella Reggia di Caserta su committenza di Carlo di Borbone. Abilissimo imprenditore di sé stesso, riuscì a operare per le blasonate corti d’Europa ma senza dover lasciare Napoli, salvo per brevi periodi, quindi nella possibilità di gestire al meglio la sua bottega. Infatti fu maestro di una moltitudine di valenti allievi, alcuni dei quali poi divenuti loro stessi maestri di primordine, come: Francesco De Mura, Corrado Giaquinto, Giuseppe Bonito, Gaspare Traversi, Sebastiano Conca, Ferdinando Sanfelice, Domenico Antonio Vaccaro, Mario Gioffredo, Leonardo Olivieri, Nicola Maria Rossi, Lorenzo De Caro, Domenico Mondo, Andrea dell'Asta, Jacopo Cestaro, Paolo De Majo, Ludovico De Majo, Santolo Cirillo, Evangelista Schiano, Bernardino Fera, Saverio Persico, Michele Foschini, Paolo Gamba, Tommaso Martini, Alessio D'Elia, Salvatore Pace, Giambattista Vela, Orazio Solimena, Ferrante Amendola, Giuseppe Tomajoli, Romualdo Formosa, Alfonso Di Spigna, Filippo Andreola, Paolo Di Falco, Michelangelo Schilles, i genovesi Francesco Campora, Giovanni Stefano Maja e Francesco Naric. L’opera in esame nasce come piccolo dipinto per la devozione privata. Sappiamo che Sant’Antonio Abate gode di particolare venerazione nella città di Napoli e in Campania, essendo protettore di macellai, animali domestici, ecc... L’accentuato naturalismo del bellissimo volto del santo, che osserviamo emergere dal buio del fondo, eseguito con pennellate tanto veloci quanto curate, ci fornisce un' ipotesi di datazione ancora seicentesca, nel periodo in cui Solimena rivolgeva la sua arte agli esempi di Matta Preti, come pare esplicito osservando “I due filosofi” dei Musei Capitolini del maestro calabrese. Francesco Solimena, also known as the Abbot Ciccio (Canale di Serino 1657 - Barra 1747)Face of St. AnthonyOil on canvas47 x 36 cm
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Francesco Solimena, noto come l'Abate Ciccio (Canale di Serino 1657 - Barra 1747)Volto di Sant’Antonio AbateOlio su tela47 x 36 cm Francesco Solimena si formò presso la bottega del padre Angelo, influenzato inizialmente da Francesco Guarini e successivamente, a Napoli, da Luca Giordano e Mattia Preti. Progressivamente lascia l’ispirazione naturalista schiarendo la sua la pittura verso uno stile Roccocò. Un ritorno ai lavori giovanili si andò evidenziando a partire dal 1735, come ad esempio nei dipinti realizzati nella Reggia di Caserta su committenza di Carlo di Borbone. Abilissimo imprenditore di sé stesso, riuscì a operare per le blasonate corti d’Europa ma senza dover lasciare Napoli, salvo per brevi periodi, quindi nella possibilità di gestire al meglio la sua bottega. Infatti fu maestro di una moltitudine di valenti allievi, alcuni dei quali poi divenuti loro stessi maestri di primordine, come: Francesco De Mura, Corrado Giaquinto, Giuseppe Bonito, Gaspare Traversi, Sebastiano Conca, Ferdinando Sanfelice, Domenico Antonio Vaccaro, Mario Gioffredo, Leonardo Olivieri, Nicola Maria Rossi, Lorenzo De Caro, Domenico Mondo, Andrea dell'Asta, Jacopo Cestaro, Paolo De Majo, Ludovico De Majo, Santolo Cirillo, Evangelista Schiano, Bernardino Fera, Saverio Persico, Michele Foschini, Paolo Gamba, Tommaso Martini, Alessio D'Elia, Salvatore Pace, Giambattista Vela, Orazio Solimena, Ferrante Amendola, Giuseppe Tomajoli, Romualdo Formosa, Alfonso Di Spigna, Filippo Andreola, Paolo Di Falco, Michelangelo Schilles, i genovesi Francesco Campora, Giovanni Stefano Maja e Francesco Naric. L’opera in esame nasce come piccolo dipinto per la devozione privata. Sappiamo che Sant’Antonio Abate gode di particolare venerazione nella città di Napoli e in Campania, essendo protettore di macellai, animali domestici, ecc... L’accentuato naturalismo del bellissimo volto del santo, che osserviamo emergere dal buio del fondo, eseguito con pennellate tanto veloci quanto curate, ci fornisce un' ipotesi di datazione ancora seicentesca, nel periodo in cui Solimena rivolgeva la sua arte agli esempi di Matta Preti, come pare esplicito osservando “I due filosofi” dei Musei Capitolini del maestro calabrese. Francesco Solimena, also known as the Abbot Ciccio (Canale di Serino 1657 - Barra 1747)Face of St. AnthonyOil on canvas47 x 36 cm
PAINTINGS, DRAWINGS, ICONS, JEWELLERY, WATCHES, SILVER, FINE ART AND ORIENTAL ART
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Lots: 460
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Via Nino Bixio, 34
Milan
Italy
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