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Francesco Fracanzano (Monopoli 1612 - Napoli 1656)
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Milan, Italy
Description
Francesco Fracanzano (Monopoli 1612 - Napoli 1656)Sant’AndreaOlio su telaSt. AndrewOil on canvas105 x 85 cm Trasferitosi a Napoli con la famiglia nel 1625, Francesco Fracanzano sposa, ventenne, la sorella di Salvator Rosa, Giovanna. Sempre a Napoli, secondo De Dominici, si forma con il fratello Cesare, nella bottega di Juseppe de Ribera. La ricchezza dei riferimenti culturali, non esclusivamente ribeschi, fa ipotizzare che le sue prime opere siano frutto dell’incontro del riberismo con le influenze di Antoon van Dyck. Sempre alla fase iniziale del pittore sono stati ricondotti quei dipinti in cui il Fracanzano cita brani di autentico naturalismo, sulla scia di Filippo Vitale, Giovanni Do, il Maestro degli Annunci ai pastori e Bartolomeo Bassante. In seguito, pur restando fedele al verbo del Ribera, appaiono nella sua pittura gli elementi classicistici, da Massimo Stanzione a Simon Vouet, elementi che nel progredire della sua attività diverranno prevalenti. Alla metà del quarto decennio l’artista sposa le proposte di matrice fiamminga, adontando una tecnica in grado di conciliare le scelte pittoriche più innovative con una cura dei dettagli di Vouet, nonché il suo perlaceo incarnato dei volti, e l'austero contenimento della forma di Francesco Guarino e Bernardo Cavallino. A una fase successiva va riferita la tela raffigurante l'Ecce Homo, del 1647 e oggi conservata nella collezione Morton B. Harris a New York. Essa documenta come nel quinto decennio fosse rinata in Francesco la sensibilità naturalistica, in questa fase marcatamente caratterizzata da asprezza compositiva. All'ultima fase dell'attività del F. appartiene la Morte di s. Giuseppe per l'Arciconfraternita dei Pellegrini, del1652. L’opera testimonia la ritrovata ieraticità guariniana, accumunata dalla ripresa della sua vena classicistica come nel resto della sua tarda produzione. Oltre alla convergenza stilistica e compositiva tra la nostra opera e le opere certe di Francesco, anche l’analisi sulla tecnica esecutiva ci conforta nell’attribuzione. Lo strato pittorico è grumoso e denso, e oltre questa corposità materica riscontriamo il suo vigoroso effetto luministico e vibrato cromatismo, sostenuto dal caratteristico arrossamento dei volti. Per la qualità che l’opera evidenzia, il tema impostato con equilibrio scenico e il vibrato naturalismo, a nostro giudizio, posizionano la tela nell’ultimo decennio di vita dell’autore
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Francesco Fracanzano (Monopoli 1612 - Napoli 1656)Sant’AndreaOlio su telaSt. AndrewOil on canvas105 x 85 cm Trasferitosi a Napoli con la famiglia nel 1625, Francesco Fracanzano sposa, ventenne, la sorella di Salvator Rosa, Giovanna. Sempre a Napoli, secondo De Dominici, si forma con il fratello Cesare, nella bottega di Juseppe de Ribera. La ricchezza dei riferimenti culturali, non esclusivamente ribeschi, fa ipotizzare che le sue prime opere siano frutto dell’incontro del riberismo con le influenze di Antoon van Dyck. Sempre alla fase iniziale del pittore sono stati ricondotti quei dipinti in cui il Fracanzano cita brani di autentico naturalismo, sulla scia di Filippo Vitale, Giovanni Do, il Maestro degli Annunci ai pastori e Bartolomeo Bassante. In seguito, pur restando fedele al verbo del Ribera, appaiono nella sua pittura gli elementi classicistici, da Massimo Stanzione a Simon Vouet, elementi che nel progredire della sua attività diverranno prevalenti. Alla metà del quarto decennio l’artista sposa le proposte di matrice fiamminga, adontando una tecnica in grado di conciliare le scelte pittoriche più innovative con una cura dei dettagli di Vouet, nonché il suo perlaceo incarnato dei volti, e l'austero contenimento della forma di Francesco Guarino e Bernardo Cavallino. A una fase successiva va riferita la tela raffigurante l'Ecce Homo, del 1647 e oggi conservata nella collezione Morton B. Harris a New York. Essa documenta come nel quinto decennio fosse rinata in Francesco la sensibilità naturalistica, in questa fase marcatamente caratterizzata da asprezza compositiva. All'ultima fase dell'attività del F. appartiene la Morte di s. Giuseppe per l'Arciconfraternita dei Pellegrini, del1652. L’opera testimonia la ritrovata ieraticità guariniana, accumunata dalla ripresa della sua vena classicistica come nel resto della sua tarda produzione. Oltre alla convergenza stilistica e compositiva tra la nostra opera e le opere certe di Francesco, anche l’analisi sulla tecnica esecutiva ci conforta nell’attribuzione. Lo strato pittorico è grumoso e denso, e oltre questa corposità materica riscontriamo il suo vigoroso effetto luministico e vibrato cromatismo, sostenuto dal caratteristico arrossamento dei volti. Per la qualità che l’opera evidenzia, il tema impostato con equilibrio scenico e il vibrato naturalismo, a nostro giudizio, posizionano la tela nell’ultimo decennio di vita dell’autore
SILVER, PAINTINGS, ICONS AND FINE ARTS
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Lots: 351
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Via Nino Bixio, 34
Milan
Italy
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